La Corte Nobile

La villeggiatura

Descrizione

“Dove andate in vacanza quest’anno?” è una domanda che ritorna nella Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni del 1761, un ritratto particolareggiato della società italiana della metà del XVIII secolo.
In quegli anni non si parlava di vacanze vere e proprie, bensì di villeggiatura. Il termine faceva riferimento alle ville, le residenze di campagna in cui, durante la stagione estiva, in epoca rinascimentale, i nobili si recavano per supervisionare i lavori nelle loro tenute agricole e, contemporaneamente, per godersi un periodo di riposo a contatto con la natura. All’epoca, i soggiorni erano brevi: appena conclusi il raccolto o la vendemmia, si faceva ritorno alle case di città.
A partire dalla prima metà del XVIII secolo, i soggiorni smettono di essere dedicati alla cura della campagna, e si trasformano in occasioni di divertimento e svago; il periodo della villeggiatura diventa più lungo, talvolta suddiviso in due stagioni, la prima dalla metà di giugno alla metà di luglio e la seconda dagli inizi di settembre a metà novembre. La villeggiatura diventa una moda, un segno di distinzione sociale. Amici e conoscenti frequentano gli stessi luoghi, le residenze di campagna ospitano momenti di incontro, discussione, pensiero.
Dalla metà del Settecento, la famiglia reale sabauda trascorre la villeggiatura nelle residenze lontane da Torino: il Castello di Govone, famoso per il giardino e la collezione di rose, il Castello di Agliè, col suo elegante salone da ballo, il Castello di Racconigi con il suo parco romantico, la Tenuta di Pollenzo, il Castello di Valcasotto, trasformato da monastero certosino in residenza di caccia.
Anche il Castello di Miradolo, inizialmente, è un luogo di villeggiatura. Con la contessa Sofia si trasforma, nel primo dopoguerra, in residenza vera e propria, per tutto l’anno. Nel gioco dei ritorni che spesso la Storia offre, questo luogo è oggi sia il “qui”, con i suoi progetti, le sue attività e le sue iniziative quotidiane, sia, come un tempo, “un altrove”, un luogo di lontananza, di contatto con la natura, di pensiero a pochi passi dalla città.