Il piano terra

La Sala del Camino

Descrizione

Il Castello di Miradolo è stato ufficialmente aperto al pubblico nell’ottobre del 2008.

Per la riapertura, dopo lunghi anni di abbandono, si sono resi necessari interventi strutturali sui tetti della dimora e sugli impianti, profondamente degradati e inutilizzabili. Da allora il cantiere non si è mai fermato: le prime sale a venire recuperate sono state quelle al piano terra; successivamente, la Fondazione Cosso ha restaurato gli spazi del primo piano e parte del secondo, dove oggi si trovano gli uffici.

Gli interventi operati dalla congregazione religiosa a partire dal 1950, non coerenti con la storicità del luogo, sono stati rimossi per riportare alla luce i materiali originari, le antiche volumetrie e ciò che rimaneva dei decori settecenteschi e ottocenteschi.

L’approccio di tutti i cantieri, in ambito architettonico, pittorico o paesaggistico, è sempre stato conservativo, e ispirato al principio dell’”intervento minimo”: secondo i dettami del restauro moderno, questo intervento ha l’obiettivo di preservare l’integrità storica e materiale degli edifici, delle opere d’arte o dei manufatti oggetto del restauro.

In questo luogo, ogni intervento è stato compiuto solo quando strettamente necessario e, soprattutto, in relazione alle specificità di questo sito: una attenta comprensione tecnica, storica, ma anche critica, ha portato a tutelare e valorizzare la comprensione formale e la memoria di questo luogo, senza incidere sulla sua materia e sulla sua natura originali.

La Sala del Camino, dopo il restauro, presenta oggi una volta dipinta con motivi floreali e ornitologici che risale all’Ottocento; alcuni “tasselli”, a parete o sul soffitto, evidenziano un’elegante decorazione settecentesca sottostante. Questi “tasselli”, chiamati tecnicamente “stratigrafie”, sono uno strumento di indagine utile a determinare la storia di una decorazione muraria o pittorica. Gli esami stratigrafici prevedono il prelievo di un campione di superficie affrescata che viene inglobato in una resina dura, tagliato e levigato, per effettuare l’esame della sua sezione al microscopio. Il prelievo permette di analizzare i vari “livelli di superficie decorativa” che si sono susseguiti nel tempo, per ciò che riguarda il colore, la composizione o lo spessore, in modo da consentire osservazioni accurate sulle caratteristiche delle varie stesure e, quindi, sulle tecniche di esecuzione, sui materiali impiegati, sulla tipologia dei decori.

Lasciare visibili le “stratigrafie” permette di leggere, almeno in parte, la storia evolutiva della superficie decorativa. Per questo motivo, durante il percorso di visita, incontreremo più volte questi “tasselli”, anche su altre tipologie di superficie, ad esempio sulle porte delle sale: il Castello ha vissuto numerosi cambi di immagine, rimaneggiamenti e aggiornamenti secondo il gusto delle epoche e custodisce i segni dei tempi che ha attraversato.

La sala successiva a quella in cui ci troviamo si presentava con una decorazione risalente alla fine del Novecento, rimossa nel 2010 dalla Fondazione Cosso, che ha recuperato la sottostante decorazione con architettura a trompe-l’oeil di gusto neoclassico.




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