Il Corridoio: una miscellanea di epoche

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Descrizione
Ci sono luoghi di passaggio, in cui la Storia e le storie si succedono. Spesso sono luoghi ai margini, di collegamento o di confine. Questo corridoio è uno di questi luoghi, in cui si contaminano e affiorano le epoche e gli stili, ciò che è definitivamente perduto con ciò che può essere ritrovato.
Ci troviamo in punto in cui si incontrano le maniche che compongono il Castello: da un lato quella Nobile, probabilmente la più antica, dall’altra la Cappella e le due maniche “gemelle”, che oggi chiamiamo “Storica” e “Nuova”. Qui, in particolare, l’approccio conservativo scelto nei restauri degli apparati decorativi ci aiuta a leggere la storia di questo luogo, fatta di riscritture e adattamenti, di variazioni e adeguamenti ai tempi, alle nuove necessità e ai gusti delle epoche.
Le decorazioni, a motivi architettonici, probabilmente accompagnavano tutti gli interni del Palazzo: ne rimangono tracce nelle differenti sale, recuperate, ovunque è stato possibile ritrovarle, con grande attenzione.
Gli affreschi ottocenteschi emergono negli strati più profondi e, su di essi, sono evidenti le martellinature, effettuate per far meglio aderire gli strati di intonaco successivi. Le decorazioni novecentesche, meno felici, più scure e meno aggraziate, hanno ricoperto le precedenti.
La composizione degli intonaci ci aiuta a chiarire i numerosi momenti di transizione vissuti dalla Dimora: aree più levigate si affiancano a superfici scabre e irregolari, la maggiore di queste incornicia una porta a evidenziare, forse, un passaggio inizialmente più ampio e poi rimpicciolito.
Questo luogo è un luogo di cammino, in cui la dimensione temporale delle stratigrafie delle pareti sembra confondere le epoche e in cui il “procedere”, l'”andare” verso luoghi differenti rende lo spazio un’ipotesi, una possibilità e non una scelta univoca. Questo corridoio è un luogo di tempi che si mischiano, di direzioni che si smarriscono e che somigliano a labirinti, “simbolo naturale della perplessità”, diceva Borges, “luogo in cui affiora il problema del tempo e dell’identità”.
Questo corridoio è una come piccola proposta di pensiero, involontariamente metaforico e misteriosamente chiaro, sullo spirito di questo luogo, sul suo raccontarsi nell’assenza, sul suo tacere nella presenza.
Sul suo esserci, e aprirsi, e svelarsi, e ripensarsi, rinnovarsi. Passato e futuro. Andare e stare.
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