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L’orto del Castello di Miradolo

A distanza di pochissimo tempo non ci ricordiamo come è nato, o meglio è stato talmente immediato e naturale parlarne e iniziare a progettarlo che è stato come dar voce ad un qualcosa già insito nel luogo da tempo, qualcosa di già presente, anche se non in materia, e che stava aspettando noi.
Forse perché erano anni che desideravo lì un orto, forse perché dopo tante chiacchiere con L’Architetto Paolo Pejrone si è creata una proficua intesa, o forse semplicemente perché doveva andare così, pare ora che quella radura abbia da sempre ospitato questo orto circolare.

Un cerchio, chiuso e protetto, che custodisce nel centro, come fosse uno scrigno, una vasca in pietra che, sapientemente progettata e costruita, sembra anch’essa, lì da sempre.
Tanti oggetti del passato, pietre di antichi tetti, un arrugginito rubinetto, stele portanti delle vigne di una volta con consumati pali di castagni, un tombino in pietra ancora scalpellato a mano: tutto sa di vecchio e di nuovo allo stesso tempo.
Antico sapere e ingegno contemporaneo dialogano e restituiscono al visitatore poesia e stupore.

L’acqua, con il suo dolce suono, è protagonista nell’orto. Allegra e giocosa è a volte più rumorosa e a volte più lieve e consente a chi ne ode le note di dimenticarsi, per un attimo o forse più, del mondo esterno.

 

Paola Eynard

 

 

 

 

 

 

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