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Il diario dal nostro parco

Care amiche e cari amici,

durante il lockdown vi abbiamo raccontato della vita nel parco, dell’arrivo della primavera, della bellezza della natura. Qui di seguito potete leggere il nostro Diario dal parco che termina con la sua riapertura, il 18 maggio 2020. Vi aspettiamo per tornare a vivere il parco insieme, in sicurezza.

 

Sabato 21 marzo

Benvenuta Primavera

La primavera si sente dal profumo, quel fresco profumo di vita che come una magica scia arriva e tutto invade.
Nel silenzio del parco i piccoli animali sono assoluti protagonisti del movimento: il rincorrersi degli scoiattoli, il forte battere del picchio e, ancora, le cornacchie che, quando si sta per varcare il cancello di prima mattina, danno la notizia di un nuovo arrivo a tutti gli abitanti della natura.
I primi colorati fiori accendono con una luce speciale anche gli angoli più nascosti e le gemme, ogni giorno più gonfie, attendono ancora un po’ il dolce tepore per trasformarsi in tenere foglie.

È strano camminare da soli nel Parco; vederlo di rado è un po’ come abbandonarlo. Come se d’un tratto si fosse tornati prima del 2007, quando un luogo triste e offeso viveva sospeso nell’indifferenza. Da allora sono stati fatti molti sforzi per curare le ferite del passato e le cattiverie dell’uomo. Oggi questo silenzio assordante non gli appartiene più, è un luogo di sogni, di progetti, di speranze, dedicato a chi ci ha seguito fin’ora e a chi continuerà a farlo.

La primavera è vita e torneremo a passeggiare liberamente, mano nella mano, a sederci su di una panchina, vicini, a guardare il sole tramontare.
Noi intanto continuiamo a curare con amore tutto questo in attesa di poter nuovamente riaprire questo magico luogo.

               Paola Eynard

 

Giovedì 26 marzo

I grandi alberi

L’ingresso al Parco è sempre una sorpresa, soprattutto in primavera. Sono gli alberi a catturare per primi la nostra attenzione: meastosi, silenziosi, i giganti buoni del Parco.

La moltitudine inimmaginabile di verdi delle giovani e delicate foglioline stupisce sempre. Ogni anno ci si incanta perchè tutto è diverso, tutto è nuovo.

Nella sua apparente e ingannevole staticità l’albero è un tripudio di vita: la sua, che si racconta ogni giorno in modo diverso, tra cambiamenti a volte impercettibili, e quella di tutti gli animaletti e gli insetti che vivono con lui.

Alcuni alberi sono più reattivi e mostrano presto numerose foglie che fanno capolino; altri, come il faggio, più dormiglioni, aspettano il caldo e sembrano godersi il sonno ancora per un po’.

Le estati sempre più calde degli ultimi anni stanno mettendo a dura prova la salute degli alberi, soprattutto di quelli più anziani, che, come le persone, sono più deboli e hanno bisogno di cure.
Spesso nel tronco degli esemplari più vetusti si creano delle fessure che si aprono, con il tempo, e che diventano vere e proprie ferite in cui si insinuano funghi, insetti e batteri. In alcuni casi questo fenomeno può causare la morte della pianta ma la relazione dell’albero con questi inquilini non è sempre letale. Talvolta, infatti, si assiste a una lunga convivenza, come accade al vecchio carpino del Parco, lungo la siepe di bosso.

Quando siamo arrivati qui, nel 2007, abbiamo trovato molti alberi malati: l’incuria, la cattiva manutenzione e l’abbandono degli anni precedenti ne avevano messo a dura prova la salute. Purtroppo molti di loro, una volta ammalati, non possono guarire, possono però essere curati, nel tentativo di allungare loro la vita e mantenere vivo così un intero ecosistema, permettendo a tante più persone di ammirarne forza e bellezza.

Questo è ciò che proviamo a fare qui, monitorando ogni anno il loro stato di salute, con l’aiuto dall’attenta professionalità di Daniele, prezioso dottore forestale che ha in cura il Parco da tanti anni. Se necessario procediamo con una cura specifica: ogni albero ha esigenze particolari e quindi ogni albero ha la sua “cartella clinica”.

Talvolta, a loro modo, gli alberi ci ringraziano per queste cure: lo scorso anno, sotto il grande faggio, è nata spontanea una rosa rossa, come un regalo per noi, un ringraziamento per le attenzioni ricevute.

Gli alberi sono un inno alla vita: caparbi, resistenti. Sono compagni silenziosi che ci stanno accanto senza grandi pretese ed esempi meravigliosi di resilienza.

Possono ispirarci molto più spesso di quanto non lo si possa pensare.

Intanto prendiamocene cura.

 

Giovedì 2 aprile

Le fioriture

l nostro parco è un tripudio di alberi maestosi; con nostro grande orgoglio, nel 2018 ben sei esemplari centenari sono stati riconosciuti dalla Regione Piemonte di interesse monumentale.
Un bel traguardo, una bella soddisfazione che accompagna il grande lavoro che ogni giorno mettiamo a servizio della natura che ci circonda.

Tanti piccoli e grandi dettagli rendono unico un parco. Un bosco di bambù giganti, una lunga siepe di antichi e altissimi bossi, la presenza dell’acqua, una serra neogotica e, naturalmente, le fioriture.

Ogni stagione, anche la più fredda, ha le sue fioriture, ma la primaverà è la più generosa.

Il primo leggero tepore fa nascere le primule, i crocus, e magnifici fiorellini da sottobosco e poi svariati chaenomeles. Il vero segnale che la primavera è arrivata e che il risveglio è partito, qui da noi è dato dalla Magnolia Stellata. Bianca, bella e allegra, è lei che illumina per prima il grande prato! E’ con lei che la luce cambia e tutti gli altri piano piano la seguono nel risveglio. Altre magnolie, dai loro grandi fiori bianchi, e subito dopo la Magnolia Soulangeana con i fiori tra il viola e il rosa.

Ma in queste settimane tutti gli sguardi curiosi sono rivolti alle camelie.
Simbolo di eleganza e raffinatezza, la camelia è un arbusto immancabile nei giardini ornamentali ottocenteschi, a testimonianza della curiosità e dell’ambizione al collezionismo dell’epoca.
Anche nel parco del Castello di Miradolo venne introdotta, probabilmente per volere della Contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, e acquistata nei già allora rinomati vivai del Lago Maggiore.
Oggi le nostre camelie sono oltre 100 e le stiamo studiando; molte di loro sono arrivate da poco in vista di un grande progetto 2020 – 2021, che non mancheremo di raccontarvi, che ha questo magnifico fiore come protagonista.
Una curiosità sulla camelia: forse non tutti sanno che il suo nome generico in cinese significa “fiore del tè” ed è proprio dalle giovani foglie della Camellia sinensis che si ricava la ben nota bevanda.

Ecco qui per voi alcuni scatti delle fioriture di quest’anno. Siamo certi che vi rallegreranno in questi giorni bui.

Sabato 11 Aprile

Il ciliegio di fronte alla Serra

E’ noto come in Giappone la magia della fioritura dei ciliegi affascini da secoli con una moltitudine di petali dal rosa dolce e delicato fino a quello più deciso, creando paesaggi fatati.

Anche da noi una delle gioie verdi di questi giorni è vedere i petali di ciliegio che, portati da una dolce brezza, svolazzano leggiadri fino a toccare terra.

Alcuni sono piccoli, bianchi e con delle tenui venature.

È come se non ci si accorgesse mai del vento leggero, se non quando ci sono i fiori di ciliegio. Sono come neve che cade, con garbo, sul suolo e, se siamo fortunati, anche un po’ su di noi.

Non sono allegri come i fiori di pesco, sono più timidi, ma delicati ed eleganti e ci tengono compagnia per qualche giorno. Poi lasceranno pian piano posto a frutti colorati.

Al Castello di Miradolo il più grande ciliegio del parco svetta accanto all’antica Serra, maestosa e romantica, uno dei gioielli che si incontrano camminando nei nostri sentieri; fu costruita nel 1831 per volere di Elisabetta Ferrero della Marmora, Babet, donna di intelletto acuto e animo sensibile, che volle per il proprio parco un impianto all’inglese.

Deturpata per molti decenni del secolo scorso, è tornata, con il restauro da parte della Fondazione Cosso, a risplendere e a rivivere nel 2010.

Il rifacimento del tetto in lose e il restauro della facciata e degli interni hanno dotato questo spazio di tutte le moderne tecnologie, mantenendo scrupolosamente il suo aspetto ottocentesco.
Terra, ferro battuto, elementi naturali si fondono in uno spazio che è luce e armonia.

 

Venerdì 17 aprile

Oggi vi proponiamo un’immersione nella natura del parco, all’arrivo della primavera, attraverso un video realizzato con l’ausilio di un drone.

Guarda il video

 

Lunedì 27 aprile

Una passeggiata nel parco

Il parco del Castello di Miradolo si estende per oltre sei ettari.
Ha una forma che ricorda un ovale e un grande prato centrale contornato da una corona di alberi e arbusti che in questo periodo mostrano una inaspettata moltitudine di verdi.

Entrando dal vecchio cancello in ferro si incontra per prima la radura dei tassodi, il maestoso ippocastano e l’antico Ginkgo biloba, poi si è guidati da un sentiero sterrato, illuminato in primavera dalle camelie in fiore, e si procede fino al vecchio tasso, con i suoi rami possenti, avvolti come le corde di un’antica nave.
Lì il sentiero diviene un viale che, morbido e sinuoso, costeggia le alte siepi di bosso e le mura di cinta del parco; disegna un percorso ad anello che porta all’incontro con gli altri giganti del parco: la sequoia, il faggio asplenifolia, il liriodendro, l’acero montano.

Quando in lontananza si intravedono i bambù giganti inizia una nuova magia: un vero e proprio bosco in cui perdersi e poi ritrovarsi, ascoltare lo scorrere dell’acqua nei canali, rincorrere con lo sguardo una libellula.

Si è ormai al fondo del parco ed ecco una sorpresa: nascosto tra gli agrifogli c’è un affaccio sul grande prato, con una magnifica vista sulla facciata principale del Castello che appare come una quinta teatrale, e il Monviso, sullo sfondo, incastonato tra le cuspidi del Castello.
Si riprende a camminare e si scopre ancora una nuova dimensione: dal viale inghiaiato di piccola ghiaia grigio azzurra, si passa al sottobosco e si esplora il parco in modo ancora diverso, fino ad arrivare al viale di tigli, alla citroniera.

Lungo questo percorso si trovano numerosi i piccoli sentieri creati via via dal passaggio delle persone, minuscoli viottoli leggeri che segnano dove ci si intrufola per scoprire scorci nuovi, viste inaspettate, forme e colori nascosti.

Passeggiare in un giardino romantico è anche questo: sperimentare diverse possibilità; essere liberi di seguire un sentiero ma anche di non farlo; attraversare un prato aperto, per poi addentrarsi in un boschetto, superare una siepe e trovarsi al centro di una nuova scena.
Sempre immersi nella natura per vivere lo spaesamento di perdere il controllo su di essa e sentirsi finalmente parte di un tutto.

Questa dimensione di libertà e sperimentazione è anche la filosofia con cui la Fondazione Cosso affronta il suo lavoro quotidiano.
Andare alla ricerca di strade nuove, di possibilità inedite, senza perdere in sentiero tracciato dietro di sè.
Un lavoro quotidiano, faticoso, dal quale però, alla fine, nasce sempre la meraviglia.

 

Venerdì 8 maggio

Imparare dalla natura

Da sempre le piante sono più attente dell’uomo all’ambiente in cui vivono: razionalizzano le risorse ed evitano gli sprechi. Alla sopraffazione preferiscono la cooperazione perchè questo va a vantaggio della comunità e quindi della prosecuzione della specie.
In quest’ottica la comunicazione gioca un ruolo fondamentale: le piante sono “iper connesse” tra loro, si avvertono dei pericoli e condividono informazioni preziose per la sopravvivenza reciproca.

Questo modo virtuoso di operare ha trovato le proprie radici, milioni di anni fa, nella scelta di rimanere stanziali mentre gli animali preferirono lo spostamento: è così che piante e animali hanno cominciato a elaborare strategie di sopravvivenza diverse.

Dalle piante possiamo imparare molto, soprattutto ora che abbiamo sperimentato collettivamente cosa significa essere limitati negli spostamenti e siamo rimasti chiusi tra le mura domestiche per settimane. Le piante vivono un’esistenza stanziale da millenni e allora viene da chiedersi perchè non cominciare a osservarle con occhi diversi.

Abbiamo dimenticato che dalla salute del pianeta dipende la nostra stessa sopravvivenza. L’urbanizzazione cresce a ritmi serrati e abbiamo lasciato il verde fuori dalle mura cittadine. Anche a livello emotivo facciamo esperienza di una separazione: abbiamo smesso di percepire noi stessi e le comunità umane in connessione con la natura, anche se la scienza ci dimostra che si tratta di un errore, un danno per la nostra salute.

Per capire insieme cosa possiamo imparare dalle piante vi proponiamo di avvicinarvi a Stefano Mancuso, scienziato di prestigio internazionale, autore di numerose pubblicazioni di grande valore scientifico di cui vi consigliamo la lettura.

 

Lunedì 18 maggio
Finalmente il parco riapre alle visite!
Dal 18 al 31 maggio l’ingresso è gratuito.

Vi aspettiamo presto.

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