14. L’antico viale di bosso

Il Buxus sempervirens che disegna il viale è un sempreverde molto diffuso nei giardini del Settecento e dell’Ottocento e spesso lo si ritrova in siepi, labirinti e creazioni di ars topiaria. Durante la passeggiata potrete ammirarne antichissimi esemplari, risalenti alla prima metà dell’Ottocento.
Il suo nome deriva dal latino buxus, traduzione del greco pýknos, “fitto, serrato”, con riferimento al suo legno durissimo e liscio, di color giallo limone, col quale si fabbricavano le tavolette da scrittura, ricoperte di un leggero strato di cera, e le pissidi, originariamente scatolette di bosso circolari in cui si riponevano gioielli o altri preziosi, fabbricate poi anche in argilla o avorio. Dal Medioevo il nome designò il vaso sacro che serve ancora oggi per contenere l’Eucarestia.
Al legno di bosso, grazie alla sua indeformabilità e durevolezza, si è fatto lungamente ricorso per fabbricare i pezzi degli scacchi, gli strumenti matematici e persino uno strumento musicale cui ha dato il nome. Ha evocato anche i simboli della Fermezza e della Perseveranza: per questo motivo lo si utilizza ancora adesso per confezionare i martelli delle logge massoniche.
Il bosso è una pianta spontanea in Italia, tipica delle zone aride e calcaree. Il suo portamento è cespuglioso e non raggiunge più di 2 – 4 metri di altezza. Si tratta di un sempreverde dalla chioma assai folta, formata da piccole foglie persistenti. Il suo legno, a causa del lentissimo accrescimento annuale, risulta molto pesante.
Fiori minuti, assai profumati, sono presenti sulla pianta tra marzo e aprile.
Da alcuni anni questa specie viene purtroppo attaccata alle nostre latitudini da un insetto alloctono detto piralide del bosso, che causa gravi danni per la voracità delle sue larve e che costringe il giardiniere attento a numerosi trattamenti per conservare la salute dei cespugli.