4. Il sottobosco e i canali

Da qui si apre di fronte la vista su un antico platano, con il tronco dalla forma scultorea che ricorda quella di un totem. Proseguendo verso sinistra si incontra, di lì a poco, la ceppaia di un antico castagno, vinto dal trascorrere del tempo, il cui ricordo rimarrà ancora a lungo nel Parco finchè il legno si deteriorerà completamente e restituirà al bosco energia e vita.

Proseguendo, un secondo passaggio in pietra sul canale conduce in direzione del cancello di ingresso al Parco.

Dopo l’affascinante trasformazione delle chiome, nella stagione autunnale, il Parco indossa una veste più sobria: i colori sono stati smorzati e il vento ha spazzato quasi tutte le foglie; sono poche quelle che rimangono ancora appese ai rami, tremule al vento. Sul terreno si è formato uno strato morbido fatto di piccoli rametti, foglie secche e aghi dei cipressi calvi.

In inverno non scompaiono le tracce dei piccoli abitanti del giardino, ma cosa accade agli animali, agli insetti e agli uccelli? Qualcuno sceglie di andare e qualcuno di restare: i migratori si spostano, come molti uccelli che spiccano il volo verso zone più calde, gli stanziali rimangono, preparandosi ad affrontare il freddo.

Dirigetevi lungo il viale verso il Castello, fino alla grande targa con la mappa del Parco.

In quest’area del Parco è possibile incontrare il pettirosso, facilmente riconoscibile per il colore del petto e della fronte, che si distingue tra i grigi e i toni bruni della vegetazione. È un insettivoro che si alimenta da terra ma anche in volo; in inverno consuma inoltre bacche e piccoli frutti. Il suo canto è udibile durante tutti i mesi freddi quando si porta nelle zone di bassa quota, compiendo al massimo migrazioni di breve raggio ed è stato di ispirazione a Chopin per la Grand polonaise brillante.

Nonostante le dimensioni ridotte il pettorosso è estremamente territoriale e aggressivo nei confronti dei suoi simili e di altre specie di piccoli uccelli.

Secondo una leggenda il colore del suo piumaggio deriverebbe da una ferita che il piccolo uccello si sarebbe provocata nel tentativo di rimuovere dalla testa di Gesù la corona di spine del martirio sulla croce.

Un altro animale che si aggira vivace tra i grandi alberi e nel sottobosco è lo scoiattolo. In Italia sono presenti due specie di scoiattolo, uno europeo, detto anche “rosso”, e uno americano, comunemente chiamato “grigio”; quest’ultimo rappresenta una specie non autoctona, introdotta in un habitat diverso dal proprio negli ultimi anni, che ha portato quasi all’estinzione il nostro scoiattolo rosso, con il quale compete soprattutto per accaparrarsi il cibo. In inverno entrambi non vanno in letargo ma alternano lunghi periodi di sonno a brevi periodi di veglia e ricerca di cibo, nelle ore più calde della giornata. Visivamente è possibile distinguere le due specie dal colore della pelliccia e dai caratteristici ciuffi auricolari (assenti in quello grigio) che crescono molto di più durante l’inverno.

Il nido invernale dello scoiattolo ha una forma sferica che può raggiungere i 30-40 cm di diametro, con una o due uscite laterali. Si colloca normalmente tra il tronco e la biforcazione di un ramo. A volte le pareti inglobano i rami dell’albero per garantire al riparo maggiore stabilità e protezione dal vento. Le pareti esterne del nido sono formate da robusti pezzetti di legno, l’interno è invece più morbido, realizzato con rametti più fragili. Lo scoiattolo crea inoltre una vera e propria imbottitura morbida formata da erba secca e fogliame.

Fermatevi ora nei pressi del grande platano per scoprire l’angolo delle camelie.