5. Il Boschetto di Faggi

Attraversare il boschetto di faggi è un piccolo viaggio di scoperta.

Avanzate tra la vegetazione lasciandovi guidare dalla vista di due meravigliosi carpini antichi che crescono, quasi identici, uno accanto all’altro, con il curioso tronco traforato come un merletto.

Prima dei carpini non potrà sfuggirvi la sinuosa magnolia; nel Parco sono presenti almeno tre diverse specie di magnolia, che fioriscono in progressione, una dopo l’altra. La prima a salutare l’avvento della primavera è la Magnolia stellata, affacciata sul grande prato centrale; la segue la profumata Magnolia soulangeana, che state osservando, che inizia a fiorire tra marzo e aprile, sui rami ancora spogli. E infine arriva la Magnolia grandiflora, posizionata nei pressi dell’ingresso del Castello, accanto alla Ginkgo biloba, che darà il meglio di sé durante l’estate.

La magnolia del boschetto di faggi è un ibrido ottocentesco, ottenuto in Francia; ha foglie molto lunghe, verde scuro, e corolle bicolore, bianche all’interno e rosa intenso esternamente. Vederla fiorire è una vera gioia per gli occhi.

Appena il clima si fa più mite le gemme si aprono e le nuove foglioline spuntano coraggiose sugli alberi del Parco. Paiono un’opera d’arte orafa, così minuziosamente disegnate e incise. Soffermatevi a osservare da vicino quelle dei carpini, dalla forma ellittica e apice appuntito: il margine è lievemente seghettato e le nervature sono molto evidenti. In primavera i nuovi getti rappresentano una delle maggiori attrattive per il visitatore curioso e appassionato, a caccia delle novità della stagione.

Il Carpinus betulus è diffuso in tutta Italia, soprattutto nelle zone montane, e meno in pianura dove in passato era ampiamente presente in abbinamento a farnie, frassini, tigli e olmi. I querco-carpineti, in particolare, costituiscono un ecosistema di grande valore sia dal punto di vista ambientale che paesaggistico, oggi purtroppo messo a rischio nella pianura piemontese da un progressivo deperimento.

Poco oltre, al centro del boschetto, svetta un imponente Fagus sylvatica, dalla corteccia grigia e liscia, che domina dall’alto i suoi vicini. Accanto, tra tassi e agrifogli, cresce una farnia, la quercia nostrana, grande alleato dei piccoli animali, come gli scoiattoli, che vanno ghiotti delle sue ghiande; in autunno ne fanno incetta per affrontare i lunghi mesi invernali. Da uno studio pubblicato dal National Geographic Magazine risulta che gli scoiattoli grigi, che stanno velocemente adattandosi al nostro clima e che popolano il Parco in abbondanza, hanno sviluppato importanti strategie di selezione alimentare. Per esempio, sanno riconoscere e memorizzare la differenza tra ghiande di quercia rossa e ghiande di quercia bianca: le prime, che si mantengono intatte per mesi, vengono conservate e seppellite, le altre, che a contatto con il terreno germogliano rapidamente e perdono il loro valore nutritivo, tendono a essere consumate subito.

In quest’area del giardino la fitta vegetazione, ricca di angoli riparati, attira spesso anche i merli in cerca di cibo. Simpatici uccelli dal piumaggio nero e dal becco colorato, sono onnivori e si nutrono principalmente di frutta, bacche, insetti e lombrichi. In Paesi come il nostro non migrano ma rimangono stanziali tutto l’anno. Spesso costruiscono i loro nidi con gambi e fili d’erba secca, nei boschi o nelle vicinanze di insediamenti umani.

Curiosate intorno. In corrispondenza del grande faggio e della ceppaia, un passaggio vi condurrà ad un piccolo gruppo di peonie.

Fiore elegante e sognante la peonia compare tra metà aprile e fine maggio. Per la sua grazia questo fiore era tenuto in gran conto nella terra d’origine, in Cina e in Oriente, dove era largamente diffuso nei giardini e utilizzato come pianta officinale. Si narra che le varietà arboree ornamentali di questa specie abbiano fatto il loro ingresso in Europa alla fine del XVIII secolo grazie ai cacciatori di piante inglesi e francesi, che osarono avventurarsi in estremo Oriente, con non pochi rischi per la loro incolumità. Arbusti vigorosi che non temono il freddo, le varietà arboree si distinguono da quelle erbacee, i cui rami scompaiono in inverno, per il fatto di avere fusti legnosi che di anno in anno si accrescono e possono raggiungere anche i 2 metri di altezza.

Vi suggeriamo ora di tornare indietro per raggiungere il fondo del boschetto, verso il centro del grande prato, e poi di dirigervi in direzione della torre rotonda: vi apparirà una magnolia stellata.