3. Il Tasso

Tutti sappiamo che la primavera è la stagione del risveglio: i grandi alberi, gli arbusti, il prato, tutto si rinnova, tra colori brillanti e profumi inebrianti. Il sottobosco si accende e stende una colorata trapunta di primule, crocus, violette, all’ombra dei giganti verdi. Ma avete mai dedicato più di qualche fugace istante a osservare da vicino le gemme rigonfie, le piccole foglie appena spuntate, i nuovi getti dei sempreverdi? E il brulicare dei piccoli animali? Le rapide corse degli scoiattoli, il battere del picchio su qualche tronco, un leprotto che fa capolino da dietro un cespuglio.

Ogni angolo del Parco è una scoperta che ci mette di fronte all’unicità della natura.

Come un telo che piano piano si solleva, un lento risveglio inizia a muovere nel Parco nuovi equilibri di forme e di colori. Dopo le fioriture invernali del calicanto, camelie e magnolie sono le prime a farsi notare, quando ancora tutto appare addormentato, per lasciare più avanti il posto alla fioritura delle azelee, delle rose e delle ortensie.

Nuove gemme delicate spuntano sui rami già dalla fine dell’inverno.

In primavera i colori colpiscono l’occhio e il cuore: decine di sfumature diverse di verde appaiono nel Parco e con il passare delle settimane ogni pianta mette il suo fogliame più bello, i rami si caricano di fiori, frutti, profumi. Anche la luce del sole muta visibilmente: dai primi tiepidi raggi di marzo, tra aprile e maggio si scalda e penetra nel verde del giardino, dove infonde vita.

È una metamorfosi magica e inesorabile, che rimanda la mente all’alternarsi delle stagioni e al ciclo della vita.

Nei pressi del portico la natura del Parco si esprime rigogliosa: incorniciati da alte palme fioriscono i cespugli di Chaenomeles, noti per la fioritura precoce, sul finire dell’inverno. Il Chaenomeles è un arbusto di origine orientale che fa parte della famiglia delle Rosacee.

La visita prende avvio da uno degli alberi più affascinanti: il tasso, il più vecchio e velenoso del Parco. Non capita sovente di osservare un esemplare di questa specie così grande e dalla chioma così particolare e ben sviluppata: la posizione all’interno del giardino e le condizioni ambientali favorevoli hanno fatto sì che nei decenni crescesse rigoglioso e forte, tanto da poterlo definire il “nonno del Parco”.

A chi lo osserva da lontano rivela tutta la sua imponenza mentre, da vicino, mostra la particolarità di una chioma unica: dal tronco centenario si dipartono rami possenti che salgono verso l’alto, intrecciati come corde.

Conifera autoctona, diffusa in quasi tutta Europa, il tasso è una specie molto longeva e dalla crescita lenta. Da sempre la sua presenza è importante, sia nei parchi che nei giardini storici, dove viene impiegato come pianta isolata oltre che per le siepi ornamentali e per le creazioni di arte topiaria.

È un sempreverde che in primavera esibisce anch’esso il nuovo fogliame con i suoi aghi teneri, di un bel verde brillante.

In estate sul tasso spunteranno i piccoli frutti, gli arilli, sfere rosse molto decorative, carnose e zuccherine. Queste bacche colorate attraggono gli uccelli, che ne sono ghiotti, e diventano un tramite per la sopravvivenza di questa specie. Una raccomandazione però: è meglio non toccare gli aghi del tasso e non raccogliere i suoi frutti, che contengono la taxina, una sostanza decisamente velenosa.

Nel corso della vostra passeggiata incontrerete molti altri tassi, giovani e dal fogliame morbido; si tratta infatti di una specie che ha trovato qui le condizioni ideali per crescere e che si riproduce spontaneamente con facilità.

Vi invitiamo ora a dirigervi verso la torre rotonda per godere del suggestivo affaccio sul grande prato centrale: una corona verde si disvelerà davanti a voi.