24. Il faggio rosso

La storia di questo meraviglioso faggio rosso ci permette di raccontare alcune delle scelte compiute dalla Fondazione Cosso nel recupero e nella tutela del Parco. Dopo lunghi anni di abbandono, dal 2008 il giardino è stato sottoposto a un imponente lavoro di ripulitura che ha contemplato, per quanto riguarda i grandi alberi, alcuni abbattimenti inevitabili limitati ai casi più in difficoltà, quegli alberi, cioè, che non avevano alcuna speranza di sopravvivenza e rappresentavano, per la loro instabilità, un pericolo per i visitatori.

In tutti gli altri casi di alberi malati ma stabili si è optato per la potatura, il contenimento e le cure, operazioni ripetute nel tempo, che accompagnano lentamente i giganti verdi fino alla fine della loro esistenza.

In alcuni casi, sugli esemplari sofferenti, vengono eseguiti interventi di sostegno, attraverso integratori naturali somministrati direttamente nel terreno, che li stimolano a combattere le malattie. È questo il caso del faggio rosso, ormai anziano e attaccato da un fungo che lo indebolisce: ogni anno la pianta viene “nutrita” con concimi e integratori totalmente naturali, per sostenerla e stimolarne la ripresa.

La stessa filosofia caratterizza la cura dell’intero Parco, totalmente estranea a rimedi chimici e attenta al rispetto della natura, dei suoi equilibri e dei suoi tempi di sviluppo.

 

Accanto ad ogni esemplare abbattuto, oppure irrimediabilmente malato, la Fondazione Cosso sta inserendo un giovane albero, che un giorno possa prendere il posto dell’antenato, mantenendo nel tempo il disegno originario del giardino.

 

Prima di riportarvi sul sentiero dedicate alcuni istanti ad osservare la grande ceppaia del cedro del Libano, morto nel 2015 dopo innumerevoli anni di vita e abbattuto per scongiurare il pericolo di crollo. Un giovane esemplare della stessa specie, recentemente inserito dalla Fondazione Cosso, gli cresce accanto.