1. IL CASTELLO DI MIRADOLO E IL SUO PARCO

ll Parco che circonda il Castello di Miradolo si estende rigoglioso per oltre sei ettari. La sua origine risale alla seconda metà del Settecento ma è nell’Ottocento che i suoi confini vengono ampliati e l’assetto ridefinito, secondo il gusto romantico. Il giardino è completato nella seconda metà del secolo, con l’introduzione di nuove specie, sulla scia del grande interesse verso le piante esotiche diffusosi tra i nobili e le corti del tempo.

In Italia, a partire dal Rinascimento, e fino alla fine del Seicento, gli architetti estendevano alla natura la visione di uno spazio razionale geometrico; lo spazio era scandito secondo le stesse regole prospettiche applicate alla progettazione degli edifici e i giardini, detti all’italiana, erano ordinate scacchiere disegnate con precisione formale e geometrica, cui la vegetazione veniva adattata.

Nei primi decenni del Settecento, in Inghilterra, viene messo in discussione questo formalismo geometrico, in cui si specchia anche la cultura illuministica, caratterizzata dall’idea del dominio dell’Uomo sulla Natura, a favore di un nuovo stile paesaggistico.

Questo nuovo approccio, rifiutando il formalismo geometrico, per la prima volta pone al centro il rapporto emotivo tra l’uomo e la natura, esaltando un nuovo tipo di giardino più naturale e informale.

Una “rivoluzione nell’arte dei giardini” che prende piede coinvolgendo sì giardinieri, ma anche architetti, filosofi, poeti, nel narrare la bellezza della natura dove la mano dell’uomo c’è ma non si vede.

Nasce così il giardino inglese o parco romantico.

Le linee del Parco, create dai grandi alberi e dagli arbusti, testimoniano una natura libera di esprimersi, senza vincoli né geometrie. Il visitatore tende a perdere i riferimenti ritrovando il Castello spesso solo attraverso scorci che si aprono nella fitta vegetazione e rivelano ogni volta nuove prospettive.

Il sentiero stesso che si snoda nel Parco non conosce linee rette o formalismi; dal camminamento principale si dipartono, di tanto in tanto, stretti passaggi che rivelano angoli nascosti e meravigliosi. I sentieri permettono di raggiungere ciò che è impossibile cogliere con un unico colpo d’occhio, come in una magica caccia al tesoro, aiutati dalla luce del sole che trafora le chiome moltiplicando le viste, le opportunità, le occasioni.

Com’è tipico del “parco all’inglese” ottocentesco, alla primitiva predilezione per l’informale, e all’uso di alberi e arbusti autoctoni, si accosta, dopo gli anni 40, l’interesse scientifico per le piante di specie esotica che arrivano da ogni parte del mondo: il ginkgo, le camelie, la cryptomeria del Giappone, il liriodendro, la sequoia, il bambù gigante.

Anche l’acqua è un elemento chiave, importante nel Parco, e numerosi sono i canali che lo attraversano creando suggestivi giochi di luce.

Alla scomparsa, nel 1950, della contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, il Parco ha attraversato alterne vicende, conoscendo, alla fine del secolo scorso, uno stato di profondo decadimento e abbandono, felicemente interrotto solo nel 2008 con la nascita della Fondazione Cosso.

La storia di questo luogo è la storia di una rinascita, coltivata con grande impegno dalla Fondazione, che vuole fortemente restituire alla comunità un bene prezioso lavorando negli anni con passione per il suo restauro e la sua valorizzazione culturale.

Recenti ricerche d’archivio stanno rivelando particolari importanti che potranno sicuramente arricchire le informazioni oggi in nostro possesso. Documenti testimoniano, per esempio, che tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, il Palazzo di Miradolo aveva già una conformazione molto simile all’attuale; non esistevano però la casa del custode, la Serra, la scuderia, le torri. Nella zona a mezzogiorno del Palazzo cresceva un giardino di delizie, e un frutteto; nel grande prato centrale i terreni erano ancora utilizzati a scopo agricolo.

Dagli anni venti dell’Ottocento il Castello vive la sua epoca d’oro grazie a “Babet”, Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, sposa del marchese Maurizio Massel, donna di grande personalità e intraprendenza che, rimasta vedova molto giovane, con tre figli piccoli, non si perde d’animo e mette a frutto le proprietà del marito operando sia sulla residenza di campagna, sia sui tenimenti agricoli.

Sotto la sua supervisione il Palazzo di Miradolo viene terminato: è costruita la Serra, è rifatta la facciata principale in stile neogotico, si erge il muro di cinta, si ridisegna il giardino informale nella zona sud della proprietà. La marchesa è un’appassionata di botanica e grazie a lei prende avvio anche il progetto del Parco, che coinvolge la zona del grande prato.

Gli anni si susseguono e sarà un avvenimento, nel 1866, a segnare profondamente, ancora una volta, la storia del luogo: il matrimonio tra Luigi Cacherano di Bricherasio e Teresa Massel, mamma di Sofia ed Emanuele. In questa occasione le decorazioni esterne e interne del Palazzo subiranno un rinnovamento e si imporrà l’aspetto attuale, quello che ancora oggi possiamo osservare.

Nel tardo Ottocento con Sofia ormai grande e unica erede di un cospicuo patrimonio, saranno effettuati lavori per sistemare la guardiania e la casa del giardiniere e ulteriori inserimenti di piante saranno definiti per implementare le specie esotiche del parco.