27. Il Ginkgo Biloba

Vi trovate affacciati sulla radura degli alti rassodi che crescono nell’area del Parco dove una volta si trovava un laghetto, e, prima ancora, nel Settecento, un giardino d’acqua. Verso il centro della radura un ippocastano stupisce per le dimensioni imponenti e la vetustà. Ma il protagonista è il maestoso Ginkgo biloba, tra gli alberi più antichi e significativi del Parco.

Con l’ingresso nella bella stagione il profilo del Ginkgo si colora e spuntano le prime foglioline; dapprima piccoli vetagli, di un bel verde brillante, poi, col passare dei mesi, un ricco mantello di foglie che si infoltirà sempre più con l’avvicinarsi dell’estate e assumerà tonalità di verde più intenso.

In nome Gingko deriva dal giapponese Yin, argento, e kyo, albicocca, per l’aspetto dei suoi frutti. Il nome latino della specie, biloba, deriva invece dalla forma delle foglie, divise in due lobi.

Il ginkgo è un “fossile vivente”, esistente sulla Terra già 250 milioni di anni fa. Sopravvissuto attraverso i secoli grazie alla coltivazione nei giardini e nei templi cinesi, fu introdotto in Europa nel Settecento, e venne subito apprezzato per il suo portamento e le caratteristiche foglie a ventaglio.

Il ginkgo è un albero dalle grandissime capacità di resistenza e adattamento. Oltre che al freddo resiste alla siccità, è immune agli insetti, ai funghi e a ogni specie di parassiti, oltre che all’inquinamento atmosferico e industriale.

Verso il mese di aprile, le gemme spuntate sui rami alla fine dell’inverno sono ormai pronte ad aprirsi e l’Ippocastano va incontro alla fioritura: si ricopre di caratteristiche lunghe pannocchie piramidali, che sbocciano con i loro petali bianchi tinti di giallo o cremisi, alla base.

Prima di salutarci vi invitiamo a spostarvi nella Corte interna, con il suo giardino dei profumi, per un’ultima tappa.