9. Il grande prato centrale

In questo anfiteatro naturale, dimenticando per un momento la realtà cittadina e il mondo al di là del muro di cinta del Parco, ci si lascia catapultare in un idillio fiabesco che sembra richiamare alla fantasia epiche battaglie cavalleresche di tempi antichi o un luogo di elezione per l’incontro tra fauni e ninfe ed altri abitanti del bosco.

La singolarità di questa radura, unica nel suo genere, è quella di saper evocare nel visitatore un senso di quieta pace, che contribuisce ad elevare lo spirito, proprio come nei propositi di coloro che, nel tempo, con evidente gusto e passione, hanno progettato l’impianto paesaggistico di questo luogo.

La manutenzione del prato

Anche oggi, durante l’estate, il giardiniere attento non interrompe il suo lavoro di manutenzione del disegno originario del giardino: il grande tappeto erboso che avete di fronte è tenuto in ordine, falciato e areato. Come nelle tradizioni antiche di questi luoghi è ancora un contadino ad occuparsi del taglio dell’erba e della sua raccolta, per ottenere il foraggio, che era indispensabile per alimentare i cavalli.

L’irrigazione, necessaria quando le giornate si fanno torride nei mesi estivi, avviene per scorrimento, per mezzo del sistema di bealere del Parco. L’apertura delle chiuse permette all’acqua di riempire i canali, fino a farla strabordare, in modo che possa raggiungere tutte le aree del giardino.

Ai margini del Prato centrale appare una meravigliosa corona verde che incornicia l’orizzonte. Un alternarsi di anse di vegetazione dalle infinite sfumature e, oltre le chiome, le dolci colline pinerolesi. Al fondo un piccolo passaggio che individua e cela l’originario ingresso al Parco, un tempo attraversato dagli ospiti del Castello tra i quali il Capitano Caprilli, il Maestro Delleani, l’artista Bistolfi, lo studioso Giulio Salvadori, che solevano recarsi in visita alla famiglia Cacherano di Bricherasio. Alle vostre spalle, la facciata principale del Castello, con le sue decorazioni in stile neogotico.

All’ombra della torre rotonda e affacciate sulla grande radura, nel pieno dell’estate spiccano le grandi infiorescenze coniche e bianche delle Hydrangea paniculata. Originaria del Giappone, questa specie a fioritura tardiva ha portamento arbustivo e può raggiungere i 4 metri di altezza. Declinata in molte varietà, ha foglie piccole verde chiaro e fiori che si tingeranno di rosa all’inizio dell’autunno. Emana un leggero profumo di miele nelle ore più calde, che attira gli insetti e soprattutto le farfalle.

Dopo aver goduto della bellezza di questo affaccio tornate indietro e, con il Castello sulla destra, passate accanto al tasso, e imboccate il sentiero che conduce al Bosco dei Faggi, un angolo magico del Parco, celato al visitatore.

Vi troverete immersi nel verde, avvolti dai rumori lievi della natura, lontani da ogni distrazione.

Prendetevi il tempo di misurare i vostri passi sul terreno morbido, cercate il sentiero che qui si perde per permettervi di abbandonare ogni riferimento e rilassarvi, anche solo per pochi istanti.