12. La farnia

La farnia, Quercus robur, è un albero deciduo di grande importanza storica e ambientale, che può crescere fino a oltre 40 metri e raggiungere età considerevoli, vivendo diverse centinaia d’anni. La sua area d’origine comprende l’Europa, il Caucaso e i monti Urali, dove predilige i climi temperati freddi.

 

Ad oggi è raro ritrovare in Europa ampie foreste di farnie, purtroppo andate distrutte da millenni di infelici interventi da parte dell’uomo, che spesso ha sottoposto questa specie ad abbattimenti o tagli ripetuti per ricavarne legname. Il legno di farnia ha infatti una grande resistenza e negli esemplari più antichi è talvolta difficile da bruciare, per questa ragione spesso veniva scelto per costruire mobili e navi.

Una tra le poche foreste superstiti si trova sul confine tra Polonia e Bielorussia e vanta esemplari antichi  e altissimi, dai tronchi contorti e talvolta cavi.

In Inghilterra, nella foresta di Sherwood, cresce il famoso Major, farnia storica antichissima che, secondo la leggenda, avrebbe protetto, con la sua imponenza, Robin Hood.

 

In epoca arcaica, in Grecia, alla quercia si attribuiva l’origine degli uomini: gli Arcadi, per esempio, sostenevano di discendere da questo albero e di essere stati querce prima di trasformarsi in esseri umani.

Una quercia antica e maestosa era inoltre considerata un microcosmo in cui trovavano posto ninfe invisibili e numerosi animali, alcuni dei quali di origine divina. Nella cavità dei tronchi di alcuni esemplari le api costruivano con pazienza i loro alveari e, fino a quando non si diffuse l’uso delle arnie, era da questi che si estraeva il miele.

 

Un altro ospite della quercia è il picchio, animale affascinante, dalla grande forza. Con il becco pratica dei fori nel tronco, al cui interno allestisce il proprio nido e depone le uova, estrae insetti e larve dal legno o, ancora, ricava lo spazio per piccole dispense, in attesa dell’inverno.

Il picchio è un furbacchione, sa bene che al riparo del tronco non patirà il freddo d’inverno, e vivrà al fresco, d’estate. Si può dire che il picchio sia una vera “testa dura”: la testa e il cervello di questo animale sono infatti adatti a sopportare il ripetuto picchiettare sui tronchi.

 

La quercia ha il pregio di produrre le ghiande, in passato spesso utilizzate per il nutrimento dell’uomo: essiccate, sbucciate e macinate formavano una farina con cui produrre un particolare tipo di pane. Diversi esemplari di farnia crescono nel Parco e intorno ad essi, in questa stagione, è tutto un via vai di scoiattoli operosi. Nel mondo animale lo scoiattolo è un vero estimatore delle ghiande, ma cosa gli accade in autunno? Al sopraggiungere dei primi freddi non tutti gli abitanti del Parco si preparano a cadere in letargo e lo scoiattolo è uno di questi: anzichè addormentarsi fa scorta di cibo senza sosta, crea i suoi depositi, allestisce una comoda tana da cui uscirà, di tanto in tanto, per andare a cibarsi.

 

Celato nel verde, al fondo del boschetto, cresce un giovane esemplare di Sorbus x intermedia o sorbo svedese, una caducifoglie della famiglia delle Rosacee originaria della Scandinavia e dei Balcani. In autunno si ricopre di piccoli frutti ovali, bruno-rossastri quando giungono a maturazione.

La specie domestica del sorbo produce frutti di dimensioni maggiori, simili a una piccola mela o a una pera, generalmente noti come “sorbole” o “sorbe”.

La specie aucuparia, anche nota come sorbo degli uccellatori, ha la caratteristica di produrre belle bacche rosse corallo, che maturano in autunno, e di cui sono ghiotti gli uccelli, soprattutto passeri, tordi e merli. Questa specie di sorbo era molto presente nei roccoli dei cacciatori i quali usavano le sorbe per attirare gli uccelli.

 

Riportatevi ora sul viale delimitato dalla siepe di bosso.