2. Il Ginkgo

Affascinanti trasformazioni intervengono nella natura del Parco in questi mesi: piante e animali si preparano ad affrontare i rigori invernali, mettono in campo strategie per resistere alle temperature rigide, all’avvento della neve, alla scarsità di cibo e ai predatori. Ma le difficoltà non sono che momentanee perché dietro l’angolo si cela la primavera, con il risveglio e la rinascita che la accompagnano, i colori e i profumi che si annunciano dal mese di marzo.

In questa stagione si distinguono meglio i sempreverdi: macchie di colore accese, sistemate a tracciare un disegno armonico; lungo il cammino si incontrano il vecchio tasso, affacciato sul grande prato con la sua chioma regale, le quinte di bosso, che disegnano il viale che conduce al bosco di bambù, e, ancora, l’agrifoglio dalle bacche rosse che richiama la Festa, la magnolia grandiflora, la sequoia, gli abeti, i cedri e i pini.

Le caducifoglie si sono spogliate lasciando protagonisti i tronchi, i rami e i rametti, celati in autunno dalle chiome rigogliose e colorate. Basta alzare lo sguardo per percepire la bellezza delle architetture arboree che si stagliano sullo sfondo del cielo. Ci sono profili slanciati e dritti, come quelli dei tassodi, altri più articolati ed espansi, come quelli degli ippocastani: ogni albero è riconoscibile, anche se privo di foglie. Le cortecce rivelano disegni affascinanti.

La caduta del fogliame permette alla luce del sole di raggiungere ogni angolo del giardino, illuminando gli spazi tra una pianta e l’altra. Nel mese di dicembre ha luogo il solstizio d’inverno: ricorre cioè il giorno più corto dell’anno, quello a partire dal quale le ore di luce inizieranno ad aumentare, lentamente.

All’aumento della luce segue, tra gennaio e marzo, la fioritura del viburno, poi della magnolia stellata e delle camelie. Quando anche il sottobosco si colora con i crocus, le primule e le violette la primavera è ormai alle porte e lungo i rami spogli sono già ben visibili le gemme.

A completare la magia dell’inverno arriva la neve: candida e leggera, si posa sulle piante e sul prato, per il quale svolge la funzione di una morbida coperta che mantiene la temperatura costante intorno agli 0 gradi, impedendo all’acqua presente nel terreno di ghiacciare e danneggiare l’apparato radicale delle piante.

Il percorso di visita del Parco comincia nei pressi dell’ingresso del Castello.

L’area delimitata dal ginkgo e dagli alti tassodi è una delle più antiche, progettata alla fine del Settecento, con un giardino di delizie, un frutteto e una peschiera. Nel secolo successivo, grazie alla passione di Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, i confini del Parco si ampliano e l’assetto viene completato secondo il gusto romantico; il nuovo disegno non include più il giardino di delizie e la peschiera viene sostituita da un laghetto, probabilmente navigabile, che non si è conservato. L’acqua rimane comunque, ancora oggi, un elemento importante nel Parco e lo attraversa completamente attraverso il ricco sistema di canali irrigui tutt’ora alimentati dal torrente Chisone.

Vi trovate accanto a uno degli alberi più alti del Parco: il Ginkgo biloba. Il ginkgo è un vero “fossile vivente”, esistente sulla Terra già 250 milioni di anni fa. Sopravvissuto attraverso i secoli grazie alla coltivazione nei giardini e nei templi cinesi, fu introdotto in Europa nel Settecento, e venne subito apprezzato per il suo portamento e le caratteristiche foglie a ventaglio. Nella stagione autunnale la sua chioma si tinge di giallo dorato e le foglie, abbandonando lentamente i rami, creano intorno alla pianta un suggestivo tappeto, davvero scenografico.

La sua imponenza e la sua bellezza incutono rispetto e ammirazione, suscitano la sensazione di trovarsi di fronte a un gigante buono con cui è piacevole entrare in comunicazione. È uno scambio silenzioso di energie in cui la natura regala all’uomo, senza richiedere nulla in cambio.

Ogni albero è unico e si è adattato a vivere in un preciso luogo: le sue radici hanno attraversato il terreno e aggirato ostacoli, i suoi rami sono cresciuti cercando la luce, la sua chioma ha resistito all’azione del vento, della neve e dei fulmini.