10. Il grande prato centrale

Vi trovate di fronte al grande prato centrale: è un anfiteatro naturale che evoca nel visitatore un senso di quieta pace o un idillio fiabesco. Da qui appare con evidenza il disegno impresso al giardino e l’armonia di proporzioni e di forme, tra le piante: gli alberi non sono disposti in file ma distribuiti nello spazio in modo naturale, quasi in un apparente disordine, liberi di svilupparsi spontaneamente.

 

Tutto ciò si rivela con maggior forza in autunno, quando i colori sono protagonisti. Nei parchi paesaggistici grande importanza è riconosciuta agli effetti scenografici che vengono ottenuti non solo accostando gli alberi sulla base della loro silhouette ma anche scegliendo le piante per il loro fogliame e la loro colorazione stagionale. La cromia delle foglie permette di creare effetti di chiaroscuro e dare profondità alle vedute prospettiche.

 

Sulla vostra destra e sul lato opposto grandi Ilex aquifolium, alti cespugli di agrifoglio, incorniciano la vista. Sempre a destra, una morbida quinta verde è formata da un gruppo di esemplari di Cryptomeria japonica, che si sviluppano rigogliosi verso il centro del Parco. Tra questi si distingue un Cedrus deodara, o cedro dell’Himalaya. Nel Parco incontretere anche esemplari appartenenti alle altre due specie di cedro: il cedro del Libano e il cedro dell’Atlante. Simbolo di grandezza e di incorruttibilità, il cedro ha un portamento imponente ed elegante e si fa notare per i riflessi bluastri, tipici della specie Himalayana.

Dove la macchia verde termina, si staglia un grazioso piccolo arbusto di magnolia stellata, il primo esemplare ad annunciare con la sua spettacolare fioritura l’arrivo della primavera.

 

Una panchina suggerisce una piacevole sosta per godere della calda atmosfera autunnale e di uno scorcio insolito sul Castello e le sue torri; intorno ortensie e un esemplare di Parrotia persica, che si incendia di porpora per tutto il mese di ottobre, dopo i primi freddi.

 

All’ombra della torre rotonda e affacciate sul prato centrale, le grandi infiorescenze coniche delle Hydrangea paniculata, bianche nel pieno dell’estate, assumono in autunno calde tonalità rosate. Con l’abbassarsi delle temperature si tingono di un rosso vinaccia che si spegne al sopraggiungere dell’inverno. Originaria del Giappone, questa specie a fioritura tardiva ha portamento arbustivo e può raggiungere i 4 metri di altezza. Declinata in molte varietà, ha foglie piccole che in questi mesi diventano giallo vivace, prima di cadere.

 

Verso il centro della radura si erge un bell’esemplare di tiglio, accanto al quale è stata recentemente introdotta una giovane farnia, in sostituzione di uno storico vecchio esemplare. In fondo, l’imponente macchia di colore creata dal faggio rosso e, ancora oltre, lo svettante pino austriaco.

In fondo un piccolo passaggio si apre nella vegetazione e rivela l’originario ingresso al Parco, un tempo attraversato a cavallo o in carrozza dagli ospiti del Castello. Subito a destra, due esemplari di Parrotia persica si distinguono per le tonalità del fogliame.

 

Osservate la facciata principale della dimora, con le sue decorazioni in stile neogotico. Potete ritrovare tra le finestre ogivali del piano nobile gli stemmi delle famiglie Massel di Caresana, identificabili per i tre martelli, e Cacherano di Bricherasio, unite nel 1866 dal matrimonio tra Teresa Massel e Luigi dei Conti Cacherano di Bricherasio.

 

Ben visibile svetta la torre rotonda del Castello, recentemente interessata da un importante intervento di recupero che ha comportato il rifacimento del tetto, il consolidamento della struttura e il restauro dell’intonaco. La Fondazione Cosso, come di consueto, ha scelto di intervenire con delicatezza nel totale rispetto dei materiali e del progetto originari.

 

Vi invitiamo ora a tornare indietro e, passando accanto al vecchio tasso, a inoltrarvi nel boschetto dei faggi, un angolo nascosto, che si cela all’occhio del visitatore meno attento.